Cosa succede in un workshop di improvvisazione?
Il 2018 inizia con il botto per il folto gruppo di improvvisatori Triestini che hanno presidiato gran parte dei workshop organizzati durante il Cantiere d’Inverno di Improvvisazione Teatrale a Reggio Emilia. Un Cantiere che, all’undicesima edizione, ha battuto tutti i record con 7 workshop e oltre 150 partecipanti da tutta Italia.
Abbiamo chiesto ai partecipanti di Trieste di raccontarci la loro esperienza, nel caso vi chiediate cosa succede durante un corso al cantiere. Per conoscere il resto, bisogna partecipare!
1) ENTUSIASMO E CREATIVITA’ – Il workshop per quelli del primo anno
MIRKO MANETTI ha condotto questo workshop che aveva l’obiettivo di sottolineare come qualsiasi improvvisazione viene migliorata dall’entusiasmo che si riesce a infonderle.
Gaya ci dice “Per far comprendere la grossa differenza sono stati fatti esercizi a coppie dove alle proposte del compagno bisognava rispondere nella prima parte rifiutando, poi accettando con scarsa convinzione e infine accettando entusiasticamente. La differenza nella qualità dell’improvvisazione era subito chiara.
L’altro grosso tema affrontato è stata l’importanza di pensare meno e gettarsi di più. Abbiamo chiaramente visto come le idee spontanee, anche se assurde, creano scene molto più divertenti. Maggiori sono poi i dettagli che si riescono a creare e più sarà facile per i compagni inserirsi e per il pubblico visualizzare la scena.
La collaborazione con il gruppo, di età e provenienze miste, è stata esaltante e siamo tornati a casa con un bagaglio di spunti ma sopratutto con tanto tanto entusiasmo e voglia di migliorarci.
L’unico commento da aggiungere è ANCORAAAAAA!”
2) L’ATTORE CREATORE di Alberto Di Matteo
Con questo corso è stato affrontato principalmente il tema dell’uso del silenzio in scena.
Diego ci dice: “Il silenzio in scena non è assenza di comunicazione, ma anzi il modo di dar potenza a tutti gli altri codici di comunicazione escludendo la parola. E questo può essere fatto non solo momentaneamente, ma anche per la durata media di una Impro da match! E non si è sentita la mancanza della parola. Abbiamo allenato la nostra capacità di trasmettere il desiderio di vedere realizzato un movimento o un’azione da un altro solo con la trasmissione del pensiero e lo sguardo (ed ha funzionato!) sia a livello individuale che in un esercizio che non dimenticheremo. Ve lo racconto: divisi in due gruppi di 9 persone, siamo riusciti a far fare all’altro gruppo una determinata azione. Una specie di prodigio dell’ascolto.
Abbiamo inoltre lavorato a lungo sulle strutture drammaturgiche, improvvisando con delle consegne (e degli ostacoli), per riuscire ad avere una nuova consapevolezza nella costruzione, ma soprattutto nello sviluppo delle storie. Il tutto per giungere alla comprensione anche di una presenza scenica che non viene data dal parlare senza sosta o sopra agli altri, ma dalla capacità di usare tutto quello che abbiamo a disposizione, in un ottica di togliere più che aggiungere come unico fine. Un “Less is more” particolarmente utile nell’arena dei match o su qualsiasi palco di improvvisazione o di teatro classico o anche nella vita.”
3) UNA IMMAGINE E IL RESTO E’ IMPROVVISAZIONE
DANIELA MOROZZI, conosciuta per i ruoli in televisione, ha portato un gruppo di improvvisatori nel magico mondo della long form, lo spettacolo di improvvisazione che dura quanto una commedia, portando sul palco improbabili intrecci di storie e personaggi.
Chiara ci racconta “Il workshop ha lavorato sulle basi delle improvvisazioni lunghe. Il Match ci porta a lavorare sulla velocità mentre nelle improvvisazioni lunghe abbiamo bisogno di tempi molto diversi. Questo primo test sulla lunga distanza è stato un meraviglioso brivido e un’opportunità per scoprire un nuovo mondo molto promettente. Da approfondire.”
4) COLORARE UN PERSONAGGIO per creare la storia
FAUSTO BORGHINI ha partecipando al cantiere con il suo primo esperimento di corso in italiano, lui infatti è svizzero, e Monica ci dice “Tutti siamo rimasti molto contenti dello sviluppo del corso. Il corso ci ha insegnato come pensare e caratterizzare un personaggio, facendolo nostro in modo da poterlo mantenere in scena.
Ci ha fatto esercitare all’ascolto, al prendere le pause giuste ed i tempi giusti… ed anche a come prenderci tempo per poter pensare e sviluppare la nostra idea.”
5) IMPROVVISAZIONE LIBERA con MATHIEU LEPAGE
Questo workshop, sviluppato in francese con la traduzione, ha lavorato sull’ascolto e sul silenzio. Silvia ci dice “Abbiamo lavorato sull’improvvisazione vera e propria e non soltanto sul Match, una delle possibilità di questa forma di teatro. Abbiamo lavorato in gruppo sull’ascolto e sul silenzio. Ci siamo anche concentrati sulla possibilità di ‘salvare’ un’improvvisazione che non sta andando bene. Infine Lepage ci ha insegnato che il nostro personaggio può essere creato dagli altri con i loro suggerimenti relativi all’azione”
Con tutti questi input il gruppo triestino è tornato pieno di energia e di entusiasmo, pronto a mettere in pratica sul palco i suggerimenti ricevuti. Perciò se siete curiosi di sapere se siamo migliorati, non mancate ai prossimi appuntamenti di improvvisazione a Trieste.
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